L’INCLUSIONE: UN SAPERE, UN SAPER FARE E UN SAPER ESSERE
I concetti-chiave dell’inclusive education stabiliscono che tutti i bambini sono diversi e possono imparare, che la diversità è un punto di forza e l’apprendimento si intensifica con la cooperazione tra insegnanti, genitori e comunità. Il diritto ad un’educazione inclusiva ci ricorda che ogni studente, per determinati periodi o con continuità, può manifestare BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES), ed è proprio il tema intorno al quale si sviluppano i testi di importanti documenti quali la Legge 5 febbraio 1992, n. 104, la Legge 8 ottobre 2010 n. 170, la Direttiva Ministeriale del 27.12.2012 senza dimenticare le precisazioni presenti nella nota MIUR 03.04.2019, PROT. N. 562. “Tali disposizioni mirano ad assicurare agli alunni con bisogni educativi speciali, bisogni che possono assumere anche forma transitoria, gli adeguati strumenti di supporto indispensabili per la loro partecipazione alla vita scolastica su un piano di uguaglianza con gli altri compagni e compagne di classe” (nota MIUR n. 562 del 03.04.2019). Nella fattispecie l’acronimo BES individua i bisogni educativi speciali che possiamo suddividere in sotto-categorie: la disabilità, i disturbi specifico dell’apprendimento, l’area dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale e l’area che riguarda alunni ad alto potenziale intellettivo.
Pertanto una scuola inclusiva pianifica il proprio “progetto di vita”, attuandolo e rendendolo riconoscibile e unico, al fine di consentire a coloro che la abitano e vivono quotidianamente di rispecchiarsi nell’immagine di una comunità di discorso, di pratica, di apprendimento e di ricerca: quella comunità educativa e professionale nella quale cooperano studenti, docenti, genitori, personale A.T.A., e con la quale entrano in contatto il contesto territoriale, i Servizi, le reti di scuole. La direzione del Progetto di vita che un Istituto intraprende ha come meta principale il riconoscere la diversità non come ostacolo, ma come ricchezza: al giorno d’oggi l’essere diverso, l’avere alcune caratteristiche piuttosto che altre, permette di confrontarsi e relazionarsi acquisendo sempre nuove conoscenze e favorendo un apprendimento permanente. Ad esempio, aprirsi alle altre culture e di conseguenza ai popoli che ai propri occhi appaiono differenti, permette di accettare l’idea che ognuno di noi è “straniero” rispetto ad un altro; l’accettazione delle diversità proprie ed altrui è quindi necessaria perché prospetta l’apertura alla differenza, intesa come dimensione pedagogica e didattica. A sua volta la differenza che caratterizza ciascun individuo, e la promessa di una differenziazione didattica alla quale un Istituto deve adempiere, costituiscono un obiettivo verso cui tendere.
La scuola inclusiva è una scuola «che non ha paura delle differenze, ma le valorizza; mette in campo molte e diverse competenze; diverse forme di partecipazione sociale, didattiche aperte, flessibili, reali; diversi modi di apprendere, come ci insegnano le neuroscienze» (D. Ianes, comunicazione personale, 2019).